{Primavere: Elara 4, Mike 17, Logan 15, James 10, Damiano 13}
13 dicembre 2012, giovedì.
Luna nuova
Giorno di Santa Lucia: una data indimenticabile per me.
Ero a casa mia, nascosto tra gli alberi ben lontano da paesi o altro che respirasse a parte me.
Mi ero appena reso conto di essere rimasto solo con quattro Marlboro Gold nel pacchetto, questo voleva dire che a breve avrei dovuto fare spesa in qualche spaccio vicino.
Mi era giunta una lettera di mia madre, ovviamente non consegnata da un comune postino ma nei modi che era solita usare lei, ovvero la magia.
Ritrovai un foglio scritto in bella ed elegante calligrafia, posato su una delle travi di legno del caminetto della baita.
Venivo convocato da mia madre alla Rupe Bianca, ma come mio solito declinai l'invito semplicemente non presentandomi.
La testardaggine l'avrò pure ereditata da qualcuno ed infatti poco dopo, sentì dei passi al di fuori della mia baita a Nashville nel Tennessee, dove mi ero rifugiato in quel periodo.
Evidentemente gli Stati Uniti erano troppo piccoli per sparirvi dentro, sparire da mia madre e dai suoi innumerevoli progetti di vita che aveva elaborato per me senza minimamente chiedermi nulla.
Ero da solo, Logan e James erano in giro o forse alla Rupe, sarebbero sicuramente tornati entro sera.
Come mia madre si potesse spostare tra i luoghi, restava un mistero celato dietro la sua magia, dalla quale mi tenevo più che volentieri all'oscuro.
Mi alzai malvolentieri dal divano dove ero seduto e andai sulla piccola loggia che precedeva l'ingresso della mia baita.
La trovai lì, bellissima come sempre, perfetta in ogni suo particolare.
Mia madre aveva origini latine, la pelle ambrata e gli occhi castani, con sfumature dorate. Non era molto alta, ma aveva un corpo a clessidra che faceva girare la testa a molti lupi.
I suoi capelli non risentivano minimamente del vento, della neve e dell'umidità.
Il suo colorito ambrato spiccava nel suo completo beige, indossava una camicia con una cinta di pelle marrone stretta in vita ed una gonna lunga sotto al ginocchio che contornava i suoi fianchi tondi dei quali era molto fiera.
Vestita così e in quel colore sembrava ancora più giovane di quanto già non apparisse.
Fisicamente io somigliavo a mio padre, avevo gli occhi verdi screziati di pagliuzze dorate e i capelli scuri, riccioluti ed indomabili come me, ma avevo preso da lei il colore ambrato della pelle.
Mio fratello Damiano invece, aveva preso del tutto i suoi colori e anche la sua passione per il canto ed in generale per le arti dello spettacolo e la sua estrosità.
Io invece ero l'orso della famiglia, preferivo la solitudine e non mi piaceva mettermi in mostra.
Attitudine perfetta, dato che secondo la mia famiglia sarei dovuto diventare l'Alpha e gestire tutte le faccende burocratiche e pubbliche del Branco delle Pleiadi.
Mio padre si chiama Orione, ed è l'Alpha dei licantropi, re di tutti gli Alpha e Lycan.
Custodisce Sirio, un lupo fortissimo contro il quale qualunque sfidante aveva fatto una brutta fine.
Mia madre si chiama Alcyone, come una delle stelle delle Pleiadi ed io mi chiamo Rigel, come la settima stella più luminosa nel cielo nella costellazione di Orione.
Abbiamo tutti i nomi delle stelle, compreso mio fratello che si chiama Betelgeuse come la seconda stella più luminosa della costellazione di Orione, dopo me.
Mia madre era accompagnata da mio fratello di 13 anni e da una bambina, che lui teneva per mano.
Ecco, lei fu oggetto per qualche attimo della mia curiosità, visto che mia madre non aveva figlie femmine almeno per quanto io ne sapessi.
"Madre, buongiorno.
quale motivo ti spinge a cercare la pecora nera della famiglia o dovrei dire il lupo cattivo?"
Chiesi per nulla ironico affacciato alla ringhiera.
Lei non si scompose per nulla alle mie parole e iniziò a salire le scale di legno innevate fino a raggiungermi.
Negli anni l'avevo superata in altezza, ma le sue occhiatacce sapevano mettere tutti al proprio posto compreso il sottoscritto e perfino mio padre.
"Entra, ti offro un bicchiere di vino."
le dissi aprendole la porta.
Lupo sì ma pur sempre educato.
Lei entrò lentamente, con passi piccoli e silenziosi, guardandosi attorno e studiando il mio piccolo rifugio.
Scambiò un'occhiata con mio fratello e indicò una panca dove lui e la bambina si sedettero mentre noi potevamo parlare in tranquillità all'interno della baita.
"Rigel, non comprenderò mai il tuo voler vivere nei nostri possedimenti più miseri."
Disse sconsolata.
Risi di gusto.
"Perché spero sotto sotto che piacciano solo a me e che tengano lontano il resto del mondo e... del Branco!"
Le dissi con franchezza come tutta risposta, scosse la testa per nulla spazientita.
Era pur sempre mia madre e purtroppo per me, mi conosceva bene.
Da quando avevo compiuto 15 primavere avevo iniziato a vivere in una casa diversa da quella della mia famiglia, avevo rifiutato di seguire l'apprendistato per diventare un'Alpha come mio padre cosa che mi aspettava come primogenito reale.
Ero diventato la pecora nera della famiglia, ma potevo riscattarmi ancora reclamando il mio posto da Alpha una volta raggiunte le trenta primavere e mia madre puntava parecchio su questa seconda opportunità.
"Beh, arredamenti umili e posti sperduti potrebbero essere proprio quello che ci serve!"
Esclamò guardando ancora una volta con troppa attenzione la mia attuale casa.
"Ci...?"
chiesi non comprendendo, e per tutta risposta mi stesi svogliatamente sul divano, raggiunto subito dopo da Fenrir, il mio amico peloso avuto in regalo proprio da lei.
Era un cucciolo magico di husky, sarebbe vissuto tanto quanto me e sembrava sapere che la sua longevità fosse dovuta a mia madre, da come la fissava incantato.
Una parte di me ha sempre pensato che attraverso gli occhi di Fenrir mia madre mi spiasse, ma adoravo troppo quel cucciolo e quindi mi ero fatto andar bene la cosa.
Mia madre guardò il cucciolo ed accennò un sorriso, poi tornò seria, distolse la sua attenzione dal mio amico e prese una fotografia dalla sua borsa e me la mostrò, guardandomi attentamente negli occhi.
Presi la foto fra le mani distrattamente e le detti uno sguardo: rappresentava una bambina dall'aspetto delicato e dai lunghi capelli biondi, ondulati sulle spalle con dei fiori ad abbellirli, probabilmente piccole margherite.
Aveva un qualcosa di angelico e non riuscivo veramente a capire che cosa c'entrasse col nostro Branco.
È MOLTO CARINA, RAGAZZO.
Affermò Giove, il Lupo del quale ero custode.
Carina. Mi ritrovo una sorella secondo te?
Gli chiesi quasi divertito.
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